giovedì 15 dicembre 2011

Gutenberg 2.0 La seconda release dell'alfabeto


L'ebook non ammazzerà il libro, d'accordo. Però sta cominciando a su­perarlo, almeno in America, dove già da aprile il principale rivenditore, Amazon, vende 105 ebook ogni cento libri di carta. Quest'anno il mercato ebook americano ha quasi raddoppia­to i profitti (+170%, pari a 164 milioni di dollari, mentre il mercato “di carta" ne ha perso un quarto (-25%, 442 mi­lioni di perdite). Ma non sono solo gli editori "elettro­nici" a fregarsi le mani. Anche per pa­recchi autori, almeno i più fortunati, i tempi si annunciano d'oro. Ben quattordici (a par­tire da Stieg Lars­son) di loro hanno rag­giunto e supera­to il traguardo del milione di ebook venduti. E - dato assai interes­sante - alcuni l'hanno raggiunto senza bi­sogno di editori, mettendosi sul mer­cato da indipendenti con strumenti come il Kindle Direct Publishing.

E' il caso di John Locke che scrive gialli e Amanda Hocking, storie di vam­piri per ragazzi.
Alla fine 2011 gli ebook reader, cioè quelle macchinette che vi permettono di portarvi qualche migliaio di libri nella ta­sca del giubbotto, saranno circa ventidue milioni (il 73% Kindle di Amazon); l'an­no scorso erano undici milioni. Per i 2012, Digitimes Research ne prevede 29 milioni, con una crescita del 34%, parti­colarmente forte in Europa (soprattutto la Gran Bretagna).
Sempre Digitimes Research, segnala che l'abbassarsi del prezzo medio dei ta­blet porterà il Kindle più economico a 49 dollari.
Ai primi di dicembre il Kindle è arri­vato con i suoi stores in Italia e in Spa­gna, mercati che si aggiungono a quelli di lingua inglese, francese, tedesca e por­toghese. I titoli però finora sono quasi esclusivamente in inglese (quasi un mi­lione), gli ebook in italiano sono appena sedicimila. Cifra non trascurabile, ma molto sottodimensionata rispetto alle po­tenzialità della tecnologia.
Può darsi che anche in Italia, però, i ti­toli si moltiplichino grazie all'avidità :-) degli autori che da un paio di settimane hanno il direct publishing: puoi vendere il tuo libro in proprio, tramite Amazon, e se lo vendi a un prezzo fra i e i dieci dol­lari (2,60-8,69 euro) la tua percentuale sulle vendite è di un bel settanta per cen­to.
Un mercato fondamentale probabil­mente sarà quello delle scuole. In Sud Corea (dove testi elettronici nelle scuole sono diffusi già da tre anni) il governo sta investendo massicciamente per rendere disponibile l'intero catalogo in Cloud entro il 2015.
(Parentesi: prima di Gutenberg i tipo­grafi c'erano già, in Cina; Gutenberg ebbe successo perchè la gente voleva leggersi la Bibbia a casa sua e senza pre­ti. Per dire che una tecnologia nuova - o anche nuovissima come in questi casi - da sé non basta se non incontra i bisogni, magari inespressi, delle persone).
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Nastri, cassette e Cd praticamente non ci sono più. Internet, mp3 e Napster li hanno fatti fuori e le mayor discografiche ora piangono i tre quarti dei loro utili, dopo aver cercato di fermare l'ondata con le dita, con la battaglia (patetica) sul co­pyright. E in questo preciso momento, in America, gli agenti di alcuni degli scrit­tori più di successo stanno minacciando i rispettivi editori di migrare su Amazon se non gli si migliora il contratto. Barnes & Noble, la principale catena di librerie de­gli Usa, dice che entro due anni tutte le librerie "dovranno adattarsi all'esistenza degli ebook". Un modo gentile di dirlo, visto che molte librerie tradizionali han­no già chiuso e che la stessa Barnes & Noble da tempo vende massicciamente ebook.
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Da un punto di vista tecnico, l'antenato lontano è il lavoro del MIT negli anni ot­tanta, ma la la rivoluzione è avvenuta po­chi anni fa, con la tecnologia E-Ink. Già nel 2007 gli aggeggi avevano una resa si­mile alla carta stampata e un uso ugua­le: niente illuminazione interna (al buio devi avere un abat-jour), niente sforzo visivo, consumo di elettricità pari a zero (la bat­teria si consuma solo nel cambio pagina); l'unica differenza col libro è la possibilità di ingrandire i caratteri quan­do si vuole.
Non si tratta di un monitor (come in computer, tablet o smartphone) ma di un'altra cosa: inchiostro elettronico, ap­punto. Infatti qualcuno crede, vedendolo in vetrina, che ci sia un cartoncino stam­pato messo sopra. I migliori lettori hanno la tecnologia Pearl (Sony, Kindle, Cy­book Bookeen), i peggiori (Leggo, Bi­blet, Asus) hanno la SiPix o roba anterio­re.
Mondadori, Rizzoli, Feltrinelli e qual­che altro editore italiano hanno ebook in catalogo da meno di un anno: qualche centinaio di titoli, senza troppa convin­zione. Adelphi arriva ora, con una trenti­na di titoli a basso prezzo. Tutti usano si­stemi di (presunta) protezione "bucate", che peraltro danno più limitazioni a chi compra l'originale. Apple su iTunes li ha dovuti togliere, visto che Google music e Amazon (per la musica) ne fanno a meno. Sul prezzo da noi c'è un'Iva del 21% (fra poco 23%), come prodotto in­formatico, e non del 4% come per i libri di carta.
In Italia un buon sito è Simplicissimus, ottimo forum, ebook in vendita e a noleggio, un sistema di autopubblicazio­ne (Narcissus) con cui puoi vendere onli­ne su Feltrinelli, Ibs, ebook.it, e ora an­che Amazon.it.
Per i giornali la situazione è più com­plicata, gli accordi con Apple e Google non hanno dato i risultati sperati (perchè pagare per ciò che i siti danno gratis?) ma la strada è quella. Anche se contenuti e prezzi non sono proprio ideali, e forse persino l'hardware non è molto adatto, visto che altrove si vedono già ebook-reader a colori, sempre con inchiosto elettronico ma con tecnologia Triton.
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Puoi vendere il tuo libro dal tuo sito, senza intermediari, utilizzando una mo­neta elettronica come Bitcoin, scavalcan­do sia le vetrine fisiche delle librerie che quelle virtuali di Amazon o Lulu.com. Non è detto che sia la scelta migliore, già adesso: ma certo è che il futuro ha taglia­to fuori sia le case editrici che le compa­gnie discografiche. Chi se lo può permet­tere, come i Radiohead che campano di concerti, può regalare album in alta qua­lità e chiedere donazioni. I mammiferi andranno con Simplicissimus e Amazon, i dinosauri con la Siae (il cui commissa­rio straordinario fa novant'anni in questi giorni. Auguri).
E il futuro? Per l'anno prossimo piove­ranno nuove guerre di copyright, e una proposta di legge americana (Stop online piracy act, "Sopa") per far pagare a siti e provider i file pirata messi dagli utenti. Una vecchia fissazione franco-italiana, regolarmente bocciata fra l'ilarità della rete. In Svezia invece c'è (e prende voti) un Partito Pirata, e in Svizzera la "pirateria" e abbastanza tollerata, susci­tando le ire dei discografici italiani (la Fimi) che paragona i pirati - e i loro complici svizzeri - a Bokassa e a Bin La­den.
Ma queste sono bazzecole. Il problema serio (Cina e cinesizzanti a parte: cioè buona parte di imprenditori e governi) è l'embargo economico con cui le varie banche, ma anche Paypal, aiutano a eli­minare i siti scomodi impedendogli le donazioni elettroniche degli utenti. Wikileaks, per esempio, la stanno stran­golando così.
Questo sarebbe già un buon motivo per riflettere seriamente su chi gestisce l'eco­nomia su internet (e, a dire il vero, anche sul resto del pianeta) e cominciare a usare, per esempio, il Bitcoin.