mercoledì 1 maggio 2013
mercoledì 10 aprile 2013
L'euro, il dollaro e il bitcoin
E intanto la crisi avanza: Cipro, oramai si capisce, non è poi così lontana. “Torniamo alla lira!” urla qualcuno. “No, senza euro va tutto a fondo!”. Il dollaro dal canto suo, non sta troppo bene. Eppure, c'è una moneta che va crescendo. Ma pochi ne parlano con cognizione...
Sopravviverà l'euro fino al 2015? Probabilmente sì, anche
se metà dei paesi che lo adottano non ne sono del tutto convinti. Sopravviverà
il dollaro fino al 2015? Probabilmente sì, nonostante la catastrofe del debito
pubblico e privato. Sopravviveranno le grandi banche fino al 2015? Sicuramente
sì, visto che drenano soldi sia dall'area del dollaro che da quella dell'euro,
e non si vedono controtendenze.
E infine: sopravviveremo noi, semplici cittadini, in
questo scontro titanico fra monete e banche? Cosa potremo comprare coi nostri
(pochi) dollari o euro, nel 2015? C'è una via d'uscita?
E se la moneta fosse indipendente dalle banche? Se fosse,
o tornasse a essere, semplicemente una quantità di un qualche bene,
riconosciuto dai cittadini? Se questo bene fosse non più il "vecchio"
oro o argento ma una merce moderna, la potenza di calcolo per esempio? Se una
moneta del genere non nascesse per decisione di qualche multinazionale o
governo, ma direttamente – come per Wikipedia e per Linux – dall'incontro di
tante volontà e competenze, senza obiettivi diversi, nella rete?
Un sistema economico in cui i soggetti principali non
siano le grandi banche e i governi ma un gran numero di cittadini connessi in
rete, liberamente. Utopia? Certo. Ma anche Linux, una volta, era un'utopia:
oggi fa funzionare la maggior parte di internet. Libero, senza grandi poteri,
open source e basato sul web: il mondo del futuro tutto sommato potrebbe anche
essere così.
Gavin Andresen spiegava, in un video di due anni fa il
ruolo dei cypherpunks (termine
ufficializzato dal libro omonimo di Julian Assange del 2012): attivisti che
utilizzano le loro conoscenze crittografiche per contribuire a un cambiamento
politico e sociale. Chi sono? Oltre allo stesso Assange di Wikileaks, John
Gilmore de l’Electronic Frontier Foundation (Eff) e Bram Cohen creatore di
Bittorrent e, sempre con maggiore evidenza, Satoshi Nakamoto (nome dietro il
quale si cela un gruppo di crittografi di altissimo livello), creatore di
Bitcoin.
Poco più di tre anni fa, un utente del forum Bitcoin, che
abitava in Florida, chiedeva dove compare una pizza pagandola in Bitcoin. Pagò
per due pizze maxi il conto di quarantuno dollari: 10 mila Bitcoin. Il valore
di quelle monete oggi supera il mezzo milione di dollari. Qualche giorno fa un
canadese ha messo in vendita la propria casa in cambio di Bitcoin.
Bitcoin diventa sempre più diffuso e accettato, quando non
apertamente richiesto. I dipendenti di Archive.org hanno chiesto di essere
pagati in Bitcoin. La principale piattaforma di blog Wordpress e il forum
social network Reddit lo utilizzano con successo da mesi
Un Bitcoin oggi (marzo 2013) vale 77 dollari, (59 euro, 51
sterline). Più di un'oncia d'argento, più di un'azione Facebook. La
capitalizzazione di mercato di Bitcoin, il valore cioè di tutti gli undici
milioni di monete, pari a 800 milioni di dollari, supera il totale del valore
della moneta circolante di diversi piccoli Stati.
Una delle caratteristica di Bitcoin tra le meno comprese
tra le persone che sono nuove a Bitcoin, e forse la più difficile da mettere in
testa è che Bitcoin non ha un'organizzazione o un'autorità centrale.
Persino il gruppo Occupy (Occupy Corporatism) si è
imbattuto in questa difficoltà, dicendo cose del tipo: “Bitcoin ha ottenuto lo
status di provider di servizi a pagamento (payment service provider)” e
“Bitcoin ora ha un numero identificativo di banca internazionale (International
Bank ID)". Anche se la comunità Bitcoin include organizzazioni che si
chiamano “Bitcoin Foundation” e Bitcoin Central, nessuna di queste sono
qualcosa di simile alle autorità centrali per Bitcoin, non avendo nessun potere
nelle caratteristiche del suo funzionamento. Bitcoin Central è solo uno dei
cambiavalute Bitcoin tra molti altri – e neanche il più grande. La fondazione
Bitcoin è semplicemente un' organizzazione composta da membri altamente
rispettati nella comunità Bitcoin e dagli sviluppatori di un particolarmente
popolare software client Bitcoin. Chiunque può potenzialmente creare il proprio
servizio cambiavalute e fondazione.
Piuttosto che pensare a Bitcoin come prodotto rilasciato
da una tradizionale multinazionale, è più appropriato pensarlo come una merce
digitale che si autosostiene, simile all'oro. Ha una sana industria satellitare
che fornisce prodotti e servizi basati su di esso, e ha il proprio business e
organizzazioni di difesa, ma non esiste una centrale Gold Corporation. I
database che mostrano a che indirizzo Bitcoin corrisponde un certo saldo sono
tutti salvati collettivamente nella rete usando un network peer-to-peer simile
alle reti utilizzate da servizi di filesharing, come BitTorrent.
Bitcoin e la stampa
italiana
La stampa mainstream
italiana (quotidiani e settimanali, anche economici) ha finora trattato Bitcoin
in maniera superficiale e a volte apertamente disinformata. Su questo argomento
finora fanno informazione –il che è solo apparentemente paradossale– i blog di
utenti più o meno e specializzati, il forum BitcoinTalk, il Bitcoin Magazine o
anche le poche righe in cui Jeff Garzik, sviluppatore Linux e Bitcoin,
rispondendo sul portale Gawker chiarisce ciò che paginate d’inchiostro mal
tradotto avevano reso confuso.
Bitcoin è anonimo nel senso che non vengono chiesti dati
d’identità, nome e cognome ma le transazioni, contrariamente alle banche con il
loro segreto bancario, sono pubbliche e consultabili. Per essere più precisi,
l’intero storico delle transazioni viene scaricato da ogni singolo utente
Bitcoin prima di poter utilizzare il programma. Con mezzi sofisticati e
competenze adeguate ogni buon hacker – compresi quelli dell'Fbi – può risalire
a transazioni e utenti. Le contromisure possibili sono quelle comuni al tutto
internet (non solo a Bitcoin), come la rete Tor.
Si possono distinguere tre fasi nel rapporto
Bitcoin-stampa italiana. Se la prima è basata su stupore e grossolanità -“Se
Osama Bin Laden avesse avuto a disposizione un computer in grado di creare Bitcoin
velocemente, avrebbe potuto comprare qualunque arma”-, la seconda riesce ad
andare oltre. I pericoli e i timori evocati nella prima fase sono affascinanti:
banche che crollano, Osama Bin Laden, Cia, hacker, Wikileaks. Nella seconda
fase la falsificazione assume connotati pratici ma tirati dentro a forza. La Stampa: “L'Internet segreto delle
mafie dove si paga con soldi virtuali”. La
Repubblica: “Sesso, droga e armi la faccia cattiva del web”
Ma non è solo in Italia che Bitcoin viene osteggiato in
maniera grossolana e a un certo punto – alla prima fluttuazione di valore verso
il basso – dato per morto. La stampa italiana si è spesso accodata con
traduzioni dei peggiori articoli. (Independent,
Wired). In positivo è Forbes il più attento, con lo specialista
di monete elettroniche Jon Matonis; e anche l’Economist
o il Guardian (questo con tanto di
guide pratiche all’uso) hanno fatto informazione accurata.
Il passaggio dalla seconda alla terza fase, nell'approccio
della stampa italiana su Bitcoin, è tra ottobre e dicembre 2012. L’articolo de Il sole 24 ore “Baratto2.0 alternativa
anti-crisi” appartiene ancora alla seconda fase, ma è arrivata una carta di
credito Mastercard compatibile anche con Bitcoin, che di lì a poco verrà
utilizzato anche dalla più diffusa piattaforma di blog Wordpress, e Bitcoin
viene definito “una delle più ingegnose monete virtuali”.
La terza fase psicologica è l’accettazione degli eventi.
Un nuovo articolo de Il sole 24 ore
del dicembre scorso, “Il Bitcoin ha aperto il conto”, a parte l’inizio sui
punti Esselunga e le Millemiglia Alitalia (pubblicità?) fa finalmente
autocritica: “Le implicazioni stanno affascinando gli economisti: c'è chi
critica e chi invece magnifica le sorti progressive di questa moneta differente
dalle altre, che finora solo pochi la prendevano sul serio, nonostante alcune
aziende avessero deciso di offrire servizi di cambio con dollari ed euro (oggi
attorno ai 13,6 dollari e 10,4 euro). «Eppure – dice l'economista
dell'università Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé – è evidente che il
monopolio della moneta per diritto sovrano come lo conosciamo dagli ultimi
secoli è messo in discussione e che i mezzi di scambio informativo a
disposizione delle persone sono sufficienti a chiudere le transazioni anche in
presenza di scarsa liquidità. Questa è una progressiva crepa nel grande muro
della moneta così come la conosciamo»”.
È con l’articolo di Carola Frediani per l’Espresso, “Addio
Euro pago in Bitcoin”, che riusciamo a leggere un buon pezzo divulgativo; viene
anche contattato il moderatore della sezione italiana del forum semiufficiale
BitcoinTalk, HostFat.
giovedì 21 marzo 2013
Senza banche - Bitcoin la moneta di Internet - ebook
Ecco l'estratto scaricabile anche da amazon in formato mobi:
Senza banche - Bitcoin la moneta di Internet
Sopravviverà l'euro fino al 2015? Probabilmente
sì, anche se metà dei paesi che lo adottano non ne sono del tutto
convinti. Sopravviverà il dollaro fino al 2015? Probabilmente sì,
nonostante la catastrofe del debito pubblico e privato.
Sopravviveranno le grandi banche fino al 2015? Sicuramente sì, visto
che drenano soldi sia dall'area del dollaro che da quella dell'euro,
e non si vedono controtendenza.
E infine: sopravviveremo noi semplici cittadini,
in questo scontro titanico fra monete e banche? Cosa potremo comprare
coi nostri (pochi) dollari o euro, nel 2015? C'è una via d'uscita?
E se la moneta fosse indipendente dalle banche? Se
fosse, o tornasse a essere, semplicemente una quantità di un qualche
bene, riconosciuto dai cittadini? Se questo bene fosse non più il
"vecchio" oro o argento ma una merce moderna, la potenza di
calcolo per esempio? Se una moneta del genere non nascesse per
decisione di qualche multinazionale o governo, ma direttamente –
come per Wikipedia e per Linux – dall'incontro di tante volontà e
competenze, senza obiettivi diversi, nella rete?
Un sistema economico in cui i soggetti principali
non siano le grandi banche e i governi ma un gran numero di cittadini
connessi in rete, liberamente. Utopia? Certo. Ma anche Linux, una
volta, era un'utopia: oggi fa funzionare la maggior parte di
internet. Libero, senza grandi poteri, open source e basato sul web:
il mondo del futuro tutto sommato potrebbe anche essere così.
Il Bitcoin è una moneta elettronica che unisce
tre tecnologie:
– Il calcolo distribuito: invece di un
supercomputer, tanti piccoli computer connessi tra loro, come nel
programma SETI@home del 1999 (ricerca di segnali radio
extra-terrestri) o in Folding@home del 2000 (analisi di assemblamenti
di proteine per scopi medici). I primi usi di questa tecnologia
risalgono agli anni '70, da Arpanet a Usenet e finalmente a Internet.
– Il peer-to-peer (P2P): non c'è un server
centrale ma ciascun utente fa da server a tutti gli altri.
Appartengono a questa categoria i programmi di scambio file, da
Napster a Torrent.
– Il trasferimento di moneta tra conti pubblici
usando crittografia a chiave pubblica come Pretty Good Privacy (PGP),
nato nel '91. Tutte le transazioni sono pubbliche e memorizzate in un
database distribuito.
Tutte queste tecnologie (gli inventori: Shawn
Fanning, Sean Parker, Bram Cohen, Phil Zimmermann) hanno avuto una
popolarità immediata. Popolarità non vuol dire vita facile: Napster
fu comprato e chiuso, il creatore di PGP incriminato. I creatori di
Bitcoin, invece, sono nascosti dietro uno pseudonimo giapponese,
“Satoshi Nakamoto”.
Nel 2008 hanno pubblicato un file pdf (denominato
Satoshi Paper) nella mail list di specialisti in crittografia
Metzdowd.com descrivendo la moneta digitale Bitcoin, una prima
plausibile manifestazione di “cryptocurrency” open source e
globale. Nel 2009, hanno rilasciato il primo software Bitcoin che ha
lanciato la rete e la prima unità della moneta Bitcoin.
Complessi algoritmi controllano la creazione della
moneta, rendendo teoricamente inutili banche, gestori di carte di
credito e telefonici. L'attività di generazione della moneta
elettronica viene definita "mining" (dal gergo dei
cercatori d'oro...) e viene svolto con un software open source che
sfrutta la potenza di calcolo della scheda video. Con l'aumento dei
Bitcoin in circolazione, questa operazione richiede sempre più
potenza computazionale. Il loro totale è fissato a 21 milioni,
mimando anche qui la scarsità dell'oro.
L’obiettivo di questo libro è esporre cos’è
Bitcoin e mostrare alcune delle cose di cui è possibile aspettarci
sviluppi in futuro; liberando il campo dalle informazioni spesso ai
limiti dell’assurdo della stampa non specializzata italiana:
quotidiani e settimanali, ma baluardo della disinformazione si mostra
anche Wired; ripercorrere le storie, aneddoti e informazioni connesse
a Bitcoin e al suo all'universo nei suoi primi anni di vita.
Informazioni, guide, cronologie, domande e
risposte frequenti; ma anche storie curiose. Dal ricatto al candidato
repubblicano alle presidenziali americane Romney: dove qualcuno
chiedeva un milione di dollari in Bitcoin per non rivelare la
dichiarazione dei redditi del candidato presidente. Al giro degli
Stati Uniti usando solo Bitcoin come pagamento. Dalla costa est alla
costa ovest con Bitcoin ricevuti in donazione per fare il viaggio:
tra divani offerti per la notte e benzina alle stazioni di servizio);
e ancora, la pizza comprata per 10 mila Bitcoin quando ancora
valevano pochi centesimi, fate voi il calcolo di quanto è costata al
cambio di oggi. O la storia di Nefario (nickname di un proprietario
di un servizio di cambio), bloccato dopo un volo aereo negli Stati
Uniti perché non aveva con se una carta di credito valida nel paese
o abbastanza contanti per un viaggio di venti giorni: ha spiegato per
ore alla polizia doganale che avrebbe potuto avere dollari contanti
in qualunque momento, è stato rispedito indietro all'aeroporto da
cui era partito.
Zero e uno
Il Bitcoin vede la luce sotto forma di zero e uno
nati da impulsi elettrici (come ogni oggetto informatico) nel
dicembre 2009, quando un programmatore, – o più facilmente un
gruppo tra i maggiori specialisti di crittografia – che si nasconde
dietro lo pseudonimo giapponese "Satoshi Nakamoto" dà
l'avvio alla cosiddetta "blockchain" – generare moneta e
transazioni sicure utilizzando il potere computazionale di sistemi
connessi alla rete. In una parola, si usa l'energia computazione per
generare moneta e transazioni.
Il Bitcoin è libero, funziona in rete e nessun
potere esterno può metterci le mani. Permette di donare denaro a
WikiLeaks, ad esempio, dopo che Visa, Mastercard e Bank of America le
hanno chiuso i conti. Permette anche di evadere le tasse, è vero: ma
per questo non c'era bisogno di aspettare sistemi nuovi. Il segreto
bancario spesso è un caveau più inespugnabile per gli inquirenti di
quanto quello fisico lo sia per i ladri.
Secondo WikiLeaks: “il Bitcoin è una moneta
elettronica sicura e anonima. I Bitcoin non sono facilmente
tracciabili, e sono una veloce e sicura alternativa agli altri metodi
di donazione. Quando Visa e MasterCard sono felici di dare servizi al
Klu Klux Klan ma non a WikiLeaks, bisogna fare qualcosa”.
Nel 2012 è stata creata la Bitcoin Foundation sul
modello di quelle Linux o Mozilla. Nel corso del 2012 molti
sviluppatori Linux si sono aggregati al progetto Bitcoin; tra loro
Jeff Garzik, con un passato in Red Hat, che ha tra i suoi meriti
l’aver ripulito il 6 per cento del codice del Kernel Linux.
Nel corso dei suoi primi anni Bitcoin ha attirato
per motivi diversi tutta una serie di soggetti, anche istituzionali.
Esponenti della Cia che partecipano a conferenze; senatori
democratici Usa che chiedono di indagare; l'Electronic
Frontier Foundation, associazione di avvocati
rivolta alla tutela dei diritti digitali, che ha accettato per un po'
donazioni in Bitcoin; Wikileaks che, quando Paypal e banche e gestori
di carte di credito hanno chiuso i loro conti, è riuscita a
finanziarsi tramite donazioni in Bitcoin; l'Fbi, con un documento del
2012 sui furti di moneta e il preteso anonimato. O ancora
Wordpress.com, la principale piattaforma blog al mondo, che utilizza
anche Bitcoin come metodo di pagamento per i suoi servizi aggiuntivi;
così come il social forum Reddit.com che possiede vasta sezione
dedicata a Bitcoin. Infine la Fondazione Bitcoin sul modello di
quelle Linux, la conferenza Bitcoin di Londra nel 2012 e poi la
partecipazione al Computer Electronic Show (CES) di Los Angeles 2013,
la principale fiera tecnologica mondiale.
Sulla stampa internazionale (Economist, New York
Times, Forbes, Zdnet, Time, Reuters, Guardian) è stato trattato
sotto diversi aspetti; alcuni in chiave economica sulla volatilità
del valore di Bitcoin, sui paragoni col l'oro per il mimare la
scarsità di moneta (per le caratteristiche deflazioniste di
Bitcoin), altri spiegano come funziona, per cosa può essere utile;
come può evolversi.
A differenza della maggior parte delle valute
tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale. Bitcoin
utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono
traccia delle transazioni e sfruttano la crittografia per
implementare le caratteristiche più importanti come il fatto di
permettere di spendere Bitcoin solo al legittimo proprietario, e di
poterlo fare una volta sola.
Ci sono vari modi per ottenere Bitcoin:
Accettare Bitcoin come pagamento per beni o
servizi.
Acquistare Bitcoin con monete tradizionali. Ci
sono diversi servizi di cambiavalute. Fare un bonifico europeo (Sepa)
alla banca
Trovare un utente nella propria zone su
Tradebitcoin.com e scambiarli con euro o dollari
Creare un nuovo "blocco":
"minando" la moneta; dal termine inglese del cercatori
d'oro "mining" (attualmente elargisce 25 Bitcoin).
Partecipare a una“mining pool”. Un gruppo in
cui minare la moneta e essere pagati in proporzione
Bitcoin non ha un'organizzazione o un'autorità
centrale.
Questa caratteristica di
Bitcoin è tra le meno comprese tra le persone che sono nuove a
Bitcoin, e forse la più difficile da mettere in testa. Persino il
gruppo Occupy (Occupy Corporatism) si sono imbattuti in questa
difficoltà, dicendo cose del tipo: “Bitcoin ha ottenuto lo status
di provider di servizi a pagamento (payment service provider)” e
“Bitcoin ora ha un numero identificativo di banca internazionale
(International Bank ID). Anche se la comunità Bitcoin include
organizzazioni che si chiamano “Bitcoin Foundation” e Bitcoin
Central, nessuna di queste sono qualcosa di simile
alle autorità centrali per Bitcoin con
nessun potere nelle caratteristiche del funzionamento di
Bitcoin. Bitcoin Central è solo uno dei cambiavalute Bitcoin tra
molti altri – e neanche il più grande. La fondazione Bitcoin è
semplicemente un organizzazione composta da membri altamente
rispettati nella comunità Bitcoin e gli sviluppatori di un
particolarmente popolare software client Bitcoin. Chiunque può
potenzialmente creare il proprio servizio cambiavalute e fondazione.
Piuttosto che pensare a Bitcoin come prodotto
rilasciato da una tradizionale multinazionale, è più appropriato
pensarlo come una merce digitale che si autosostiene, simile all'oro.
Ha una sana industria satellitare che fornisce prodotti e servizi
basati su di esso, e ha il proprio business e organizzazioni di
difesa, ma non esiste una centrale Gold Corporation. I database che
mostrano a che indirizzo Bitcoin corrisponde un certo saldo sono
tutti salvati. collettivamente nella rete usando un network
peer-to-peer simile alle reti utilizzate da servizi di file sharing,
come BitTorrent.
Da Forbes:
Perché non sono pronto a vendere i miei
Bitcoin
Così il nuovo aumento di valore di Bitcoin è
una bolla? Io non credo sia così. Niente come Bitcoin è mai
esistito prima, quindi non è chiaro come
calcolare un suo
valore "fondamentale". Ma credo sia d'aiuto
immaginare cosa sarebbe Bitcoin se invece di essere una rete
peer-to-peer fosse stata un’azienda startup. “Bitcoin, Inc.”
avrebbe una tecnologia radicalmente nuova, con migliaia di clienti
fedeli e una comunità crescente di “startup” con capitale di
rischio per sviluppare prodotti e servizi di infrastruttura. Una tale
società avrebbe gli investitori di capitale di rischio che bussano
alla loro porta.
Bitcoin e la stampa italiana
La stampa mainstream italiana
(quotidiani e
settimanali, anche economici) ha finora trattato Bitcoin in maniera
superficiale e a volte apertamente disinformata. Su questo argomento
finora fanno informazione – il che è solo apparentemente
paradossale – i blog di utenti più o meno e specializzati, il
forum BitcoinTalk, il Bitcoin Magazine o anche le poche righe in cui
Jeff Garzik, sviluppatore Linux e Bitcoin, rispondendo sul portale
Gawker chiarisce ciò che paginate d’inchiostro mal tradotto
avevano reso confuso.
Bitcoin è anonimo nel senso che non vengono
chiesti dati d’identità, nome e cognome ma le transazioni,
contrariamente alle banche con il loro segreto bancario, sono
pubbliche e consultabili. Per essere più precisi, l’intero storico
delle transazioni viene scaricato da ogni singolo utente Bitcoin
prima di poter utilizzare il programma. Con mezzi sofisticati e
competenze adeguate ogni buon hacker – compresi quelli dell'Fbi –
può risalire a transazioni e utenti. Le contromisure possibili sono
quelle comuni al tutto internet (non solo a Bitcoin), come la rete
Tor.
Si possono distinguere tre fasi nel rapporto
Bitcoin-stampa italiana. La prima basata su stupore e grossolanità –
“Se Osama Bin Laden avesse avuto a disposizione un computer in
grado di creare Bitcoin velocemente, avrebbe potuto comprare
qualunque arma” – la seconda fase riesce ad andare oltre. I
pericoli e i timori evocati nella prima fase sono affascinanti:
banche che crollano, Osama Bin Laden, Cia, Hacker, Wikileaks.
Nella seconda fase la falsificazione
assume connotati pratici ma tirati dentro a forza. La Stampa:
“L'Internet segreto delle mafie dove si paga con soldi virtuali”.
La Repubblica: “Sesso, droga e armi la faccia cattiva del web”
Ma non è solo in Italia che Bitcoin viene
osteggiato in maniera grossolana e a un certo punto – alla prima
fluttuazione di valore verso il basso – dato per morto. La stampa
italiana si è spesso accodata con traduzioni dei peggiori articoli.
(Independent, Wired).
In positivo è Forbes il più attento, con lo
specialista di monete elettroniche Jon Matonis; e anche l’Economist
o il Guardian (questo con tanto di guide pratiche all’uso) hanno
fatto informazione accurata.
Il passaggio dalla seconda alla terza fase,
nell'approccio della stampa italiana su Bitcoin, è tra ottobre e
dicembre 2012. L’articolo de Il sole 24 ore “Baratto2.0
alternativa anti-crisi” appartiene ancora alla seconda fase – ma
è arrivata una carta di credito Mastercard compatibile anche con
Bitcoin che di li a poco verrà utilizzato anche dalla più diffusa
piattaforma di blog Wordpress – e Bitcoin viene definito “una
delle più ingegnose monete virtuali”.
La terza fase psicologica è
l’accettazione degli eventi. Un nuovo articolo de Il sole 24
ore del dicembre scorso “Il Bitcoin ha aperto il conto”, a parte
l’inizio sui punti Esselunga e le Millemiglia Alitalia
(pubblicità?) finalmente autocritica:
“Le implicazioni stanno affascinando gli
economisti: c'è chi critica e chi invece magnifica le sorti
progressive di questa moneta differente dalle, e finora solo pochi
la prendevano sul serio, nonostante alcune aziende avessero
deciso di offrire servizi di cambio con dollari ed euro (oggi attorno
ai 13,6 dollari e 10,4 euro). «Eppure – dice l'economista
dell'università Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé – è
evidente che il monopolio della moneta per diritto sovrano come lo
conosciamo dagli ultimi secoli è messo in discussione e che i mezzi
di scambio informativo a disposizione delle persone sono sufficienti
a chiudere le transazioni anche in presenza di scarsa liquidità.
Questa è una progressiva crepa nel grande muro della moneta così
come la conosciamo».”
È con l’articolo di Carola Frediani per
l’Espresso “Addio Euro pago in Bitcoin” che riusciamo a leggere
un buon pezzo divulgativo; viene anche
contattato il moderatore della sezione italiana del forum
semiufficiale BitcoinTalk, HostFat.
Amazon batte moneta
Una multinazionale del livello di Google, Apple o
Amazon vorrà utilizzare un sistema simile? La multinazionale creerà
una propria moneta elettronica? Utilizzerà Bitcoin come moneta per i
pagamenti? Bitcoin o un clone basato sugli stessi principi? Quali
possono essere le conseguenze? È vero, Skype non ha ucciso la
telefonia ma milioni di utenti lo usano, invece del traffico voce
basta avere un connessione internet, e anche un programma come
WhatsApp (per iOs e Android) ha affiancato o sostituito per milioni
di persone il costoso Sms. L’email ha dato un duro colpo alla posta
cartacea, passata allo spedire merci molto più che lettere o
cartoline.
È facile dire a quali tecnologie Bitcoin prende
spunto ma è più difficile dire a cosa è vicino concettualmente e
fin dove possa spingersi; Come l'Email? Perfettamente in uso a
distanza di decenni; O come Aparnet o le Bbs?
Con Bitcoin è facile spedire moneta come mandare
una email. Un Napster della moneta ma senza un ente centrale da
bloccare – come la rete BitTorrent non appartiene a nessuno – non
ha società o proprietari da incriminare. Per Napster allora basto
l'acquistato da parte dalla multinazionale musicale Bmg con scopo di
chiuderlo.
Apple con l’iTunes store e ora Amazon, si sono
accordati con l’industria discografica in crisi, rendendo digitale
cataloghi musicali e ora Amazon...
Amazon annuncia la nascita di una moneta
elettronica per acquisti nell'App-Shop di prodotti per Kindle Fire su
Android. Dal 25 aprile negli Usa gli sviluppatori di applicazioni e
giochi verranno pagati anche in Amazon Coin.
E' una svolta epocale. Stiamo parlando di miliardi
di dollari l’anno. Apple, per bocca del suo Ceo Tim Cook, alla
conferenza di “Goldman Sachs' Technology and Internet” del 12
febbraio, fra i numeri di cui ha fatto vanto dell’ultimo bilancio,
ha citato gli 8 miliardi di dollari elargiti nell’ultimo anno agli
sviluppatori delle 800 mila App del suo store. Un miliardo di dollari
solo nell’ultimo mese. Amazon lascia agli sviluppatori il 70 per
cento dei guadagni, che ora verranno parzialmente pagati in Amazon
Coin.
"In termini macroeconomici, – scrive
l’Economist – si può pensare a questo programma di aggressiva
espansione monetaria per stimolare l’economia del Kindle Fire.
Spedendo un elicottero a lanciare Amazon Coin ai possessori di
Kindle, Amazon spera di incrementare il consumo di contenuti per
Kindle Fire. Non per aumentare il consumo di per sé, ma perché la
maggiore domanda di contenuti che ci si aspetta dovrebbe stimolare
gli investimenti di aziende terze per sviluppare contenuti Kindle".
Un colpo d’occhio all’ecosistema – viene
chiamato così l’insieme di servizi e prodotti che una
multinazionale hitech offre – Amazon mostra fin dove la
multinazionale potrebbe spingersi senza alcuna fatica.
Qualche esempio? Programmi come Affiliate
(percentuale di guadagni sui prodotti Amazon commercializzati
attraverso il proprio sito), Marketplace (vendere prodotti nuovi o
usati, tipo eBay, poggiandosi sulla logistica di Amazon), TradeIn
(prodotti usati venduti ad Amazon stessa in cambio di buoni
acquisto). In futuro Amazon potrebbe persino permettere – ne ha un
brevetto – la vendita di prodotti usati digitali.
Amazon è anche casa editrice, con Kindle Direct
Publishing. Fa parte – scrive l'Economist – di un futuro con meno
librai, meno editori e grandi quantità di “scarti”, facilmente
disponibili sul nuovo Kindle.
“Se siete alla ricerca di una società che
racchiude in sé la nausea dell’effimero di questa economia –
prosegue l'Economist – non si potrebbe fare meglio di Amazon. Si
tratta di una società il cui core business iniziale (che ancora vale
un terzo del suo fatturato) è vendere “media” (supporti), cioè
proprietà intellettuali (IP), che, come il denaro e le aziende
stesse, non è altro che un’ utile finzione legale. In un primo
momento Amazon ha venduto IP soprattutto spedendo fisicamente i
supporti dove tale IP è ospitato (libri, cd), ma si può sempre più
fare a meno della parte fisica. Il mercato ritiene Amazon
incredibilmente importante, anche se non guadagna praticamente
profitti. E Amazon ora vuole fornire l'IP che vende in parte in
cambio di "moneta virtuale", che è la mimesi più
sconcertante di tutte, sia su Amazon o in qualsiasi altro gioco,
mercato, piattaforma, società... qual è la differenza?”.
Il titolo – fin troppo significativo –
dell'articolo è “Valore e mondo virtuale: Amazon Coin contro un
trilione di dollari”. In effetti, l'Economist ci va giù pesante:
Amazon "è come i conquistadores spagnoli nell'indifesa economia
di oggi".
Il Corriere, in Italia, dopo un articolo scettico
si lascia andare nelle ultime righe a un desolato: “Col successo
della nuova moneta i vantaggi sarebbero enormi e si verrebbe a creare
un'economia proprietaria da cui sarebbe difficile uscire e da cui
soprattutto non uscirebbero mai più i dollari immessi.”
Appena un anno fa il presidente di Google, Eric
Schmidt, a una domanda precisa rispose che la sua compagnia stava per
creare una propria moneta, ne avevano già coniato il nome –
“Google Bucks” – ma il progetto era stato momentaneamente
accantonato per supposti problemi legali negli Usa.
Siamo alle prime schermaglie della battaglia o,
come dice l’Economist, la guerra è già iniziata?
La moneta del governo canadese: il MintChip
Nell'agosto 2012 il governo canadese annuncia il
lancio del Royal Canadian Mint, una moneta elettronica che consente
di effettuare pagamenti e scambio di valuta tra singoli cittadini,
più veloce e più economico rispetto ai sistemi privati (carte di
credito e Paypal). Con MintChip, invece di usare bancomat e
banconote, i canadesi potranno comprare una microsd per lo smartphone
o una chiavetta usb per il computer e caricarla con valuta
elettronica; i soldi potranno essere trasferiti a qualsiasi altra
scheda del sistema riservatamente e senza costi.
E' lo strumento migliore per piccoli pagamenti
secondo il governo, che infatti nel febbraio 2013 ha ufficialmente
tolto dalla circolazione i penny, visto che produrli eccede il loro
valore monetario. L'uso vero e proprio del MintChip dovrebbe iniziare
dall'agosto 2013, alla chiusura del contest MintChip Challenge
lanciato dal governo per incoraggiare gli sviluppatori, di
applicazioni e servizi, con premi per migliaia di dollari canadesi.
Dall'Economist:
“Monete
da un trilione di dollari e quantitative easing ci riempiono di paura
per la facilità della loro creazione, non più difficile di segno su
uno schermo di un videogioco, ci ricorda il vuoto, da cui i nostri
valori sono strappati, e che
ultimamente sembra fin troppo desideroso di inghiottirli
Finora le persone hanno visto la creazione
della moneta Amazon come una routine di marketing, e considerato come
molti hanno reagito lo scorso mese alla prospettiva del governo di
coniare un trilione di dollari in moneta – per disinnescare la
crisi del limite del debito – con un senso di sconfinata paura.
Perché?”
“Solid rock”
Bitcoin non è mai stato significativamente
contraffato o hackerato. Sono usciti negli ultimi anni titoli
enfatici che proclamavano “Bitcoin hacked” (come un recente
articolo del Washington Post che prevedeva per il futuro contrabbando
di “moneta digitale contraffatta”). La reputazione della
sicurezza di Bitcoin è stata colpita negativamente nonostante il
protocollo Bitcoin e i vari
servizi che sono stati costruiti sull'economia
Bitcoin siano due
cose completamente diverse; e
dicendo che il primo è stato violato quando la vittima è
un servizio sviluppato da terze parti, è
come dire che il dollaro americano
è stato violato quando dei
criminali riescono a rubare da un bancomat.
Per inciso, il dollaro sarebbe
"hackerabile"
stampando moneta falsa.
Il valore di Bitcoin non è mai crollato a un
centesimo di dollaro a giugno 2011. E la storia dietro questo mito è
l'attacco da parte di un hacker che riesce ad accedere come
amministratore su MtGox, il cambiavalute Bitcoin che allora aveva
l'80% del mercato. L'aggressore è riuscito a manipolare il database
del sito e processato una vendita immediata di due milioni di Bitcoin
verso il proprio account, riempiendo tutti gli ordini d'acquisto che
erano stati piazzati sul sito, portando il valore da 17,5 dollari giù
a un cent.
Ciò
che affondò tuttavia
non fu il valore
effettivo di
Bitcoin, ma piuttosto la
rappresentazione del prezzo su
MtGox (un prezzo
è, per definizione, un valore in cambio di
cui qualcosa è stato comprato e venduto in
un determinato momento).
Siccome però
MtGox effettuò il
rollback di tutti gli scambi
accaduti durante
l'evento, nessun acquisto o vendita è stato effettivamente fatto a
meno di 10 dollari.
I grafici dei prezzi su MtGox non
mostrano le transazioni avvenute
quel giorno. Il
valore reale rimase invece
alto, tra i 13 e
i 18 dollari.
E soprattutto, i
due milioni di
Btc “venduti”
in quell'occasione
non erano Bitcoin
veri, ma
semplicemente voci contraffatte
nel database di MtGox.
Il
protocollo di Bitcoin non ha avuto
significative violazioni della sicurezza e
dato che tutti i
“client” degli utenti, si stima oltre
un milione, rispettano
il limite di 21
milioni di Bitcoin,
la
"contraffazione" di nuovi Bitcoin
è praticamente impossibile.
Le basi di
crittografia e teoria dei giochi alla base del sistema Bitcoin hanno
dimostrato di essere “solid rock”,
e il fatto che nessuno abbia
ancora neppure provato ad assaltarlo – e
sarebbe come vedremo sempre più difficile farlo – per
accaparrarsi un “premio” da
trecento milioni di
dollari – ne è una prova.
Per l'utente medio, ci sono
solo due modi per perdere i propri Bitcoin
in attività
pericolose: affidare i Bitcoin a un
servizio di terze parti che si riveli
insicuro o fraudolento,
o avere il proprio computer violato da un virus informatico:
entrambi sono problemi già esistenti nel
sistema finanziario tradizionale.
Consigliare Bitcoin
All’amico che vende online su eBay e tramite la
sua homepage prodotti vintage anni 70, dal vestiario a strumenti
musicali che vende attraverso Paypal, Bitcoin è un’alternativa,
con vantaggi sui costi di commissione e per la sicurezza per chi
vende. È vero che essendo agli inizi poca gente ha o possiede
Bitcoin ma essere tra i primi a fare qualcosa si ha una certa
visibilità internazionale all’interno della comunità: vendere
prodotti fatti in casa, conserve e dolci. Con Bitpay è più protetto
dalle truffe più di quanto possano fare Paypal e i gestori di carte
di credito.
Agli amici musicisti, si può suggerire di fare
come il musicista iraniano (si veda la traduzione dell’articolo del
Washington Post alla fine dell’introduzione) che vende le sue
canzoni su una specie di iTunes che usa Bitcoin.
In attesa di una vetrina più grande: il creatore
di Megaupload ha annunciato la creazione di un servizio per
consentire ai musicisti di vendere la propria musica intascando buone
percentuali di guadagno
L’amico fanatico di Minecraft giocando può
“guadagnare” un Satoshi per ogni blocco inserito nel gioco; e le
aste di Blizzard, creatrice del videogioco Diablo III e World of
Warcraft, vanno in questa direzione.
Evoluzione del minare Bitcoin
Bitcoin ha compiuto quattro anni, e la pratica del
minare la moneta ha passato diverse fasi, caratterizzate da un
incremento della capacità computazionale. Si è passati dal
utilizzare la Cpu, ovvero il processore del computer, quelli di Intel
o Amd per intenderci, a ottimizzare i calcoli per le schede video
(Amd Radeon e Nvidia Geforce). Si tratta in prevalenza schede per
videogiocatori e i due rivali ottengono risultati simili nei giochi
procedendo per strade diverse. Quelle Amd Radeon sono avvantaggiate
nel minare Bitcoin per motivi di architettura dei chipset.
Per calcolare le transazioni e generare la moneta
vengono risolti dei calcoli semplici ma innumerevoli volte al
secondo. Il principio è quello di calcoli facili da realizzare ma
difficili da “calcolare al contrario” secondo i principi del
“reverse engineering”, come la moltiplicazione di numeri primi.
Un altro metodo per minare la moneta è utilizzare
schede FPGA (circuito integrato digitale)
http://it.wikipedia.org/wiki/Field_Programmable_Gate_Array
utilizzate spesso per prototipi. I dispositivi in commercio
permettono di minare in proporzione poco ma con bassi dispendi
energetici.
Asic (application-specific integrated circuit) è
una “un circuito integrato creato appositamente per risolvere
un'applicazione di calcolo ben precisa” vengono utilizzati in larga
scala su masterizzatori, schede video, schede madri, dispositivi di
rete
http://it.wikipedia.org/wiki/Application_specific_integrated_circuit
Nel mese di febbraio 2013 è appena arrivato in
commercio il primo dispositivo Asic ottimizzato per Bitcoin. La
potenza computazionale di un dispositivo di questo tipo, dal costo di
1400 dollari, con gli stessi consumi di un tipico computer desktop,
riesce a minare lo stesso quantitativo di monete di 100 schede video
Amd da diverse centinaia di dollari l’una.
Gavin Andresen è il capo sviluppatore del
software ufficiale Bitcoin, colui che ha preso il posto del
misterioso Satoshi Nakamoto; mi domandavo le ripercussioni sul minare
la moneta, l'ho contattato su Twitter:
Bitcoin
IT News @bitcoin_ita
@gavinandresen
What do you think of ASIC? Repercussions on mining? Or benefit of
those who produce the cards before selling? #bitcoin
Gavin
Andresen @gavinandresen
@bitcoin_ita
ASICS: meh. Difficulty will go up, the blockchain will keep chugging
along, just like the CPU->GPU transition we went through
Sono già stati “minati” oltre dieci dei
ventuno milioni di Bitcoin complessivamente previsti; nella sua
risposta Andresen dice che la difficoltà salirà, com’è successo
per il passaggio da Cpu a Gpu.
Deflazione, nel protocollo Bitcoin, vuol dire che
orientativamente ogni quattro anni il premio di monete elargite per
ogni blocco viene dimezzato
mercoledì 20 marzo 2013
Guida facile Minare Bitcoin – Configurare il portafoglio e minare la moneta
Installare il programma Bitcoin
Per poter usare Bitcoin bisogna avere un indirizzo
Bitcoin su cui ricevere le monete si tratta di una lunga sequenza di
lettere e numeri che inizia col numero uno. Per fare questo occorre
un portafoglio Bitcoin (o Bitcoin Wallet), il modo principale per
farlo è installare il programma Bitcoin sul computer.
Su http://www.bitcoin.org
scaricare la versione per il proprio sistema operativo (Linux, MacOs,
Windows) e installarla come ogni altro programma.
Su Windows (dopo aver scaricato il file .exe e
fatto doppio click)
Clickare next per tre volte, per installarlo su
programmi/bitcoin e creare un link su desktop e menu start.
Una volta installato, un click su next, e poi
finish, partirà il primo avvio del programma. Se il firewall lo
volesse bloccare, premere su permetti.
Il programma inizierà a scaricare la Blockchain
(catena dei blocchi)
Su ricevi monete avrete già il primo indirizzo,
potete copiarlo; e averne un altro nuovo facendo click su “nuovo
indirizzo”.
Da “file” “backup portamonete” è
possibile mettere velocemente in sicurezza il file “Wallet”
(portafoglio); il file dove sono presenti le informazioni che rendono
unico l’account, non averne una copia in caso di disastro (rottura
del disco, o formattazione) vuol dire perdere tutte le monete
Minare la moneta
Ora che abbiamo installato il programma e abbiamo
un indirizzo è il momento di registrarsi in una “mining pool”,
praticamente minare in gruppo ed essere elargiti in proporzione, è
lo stesso in teoria, minare da soli o in una pool grande o piccola,
cambiano però e di molto i tempi: – a causa dell’incremento di
difficoltà in seguito all’aumentare di persone che minano
attraverso i loro computer – minando da soli potrebbero essere
necessari mesi o anni per ottenere le 50 monete, in una grande pool è
possibile ricavare in base al proprio hardware centesimi di Bitcoin
in tempi relativamente brevi
Per minare la moneta occorre scaricare un altro
programma “GuiMiner”. http://guiminer.org/
L’ultima versione:
https://github.com/downloads/Kiv/poclbm/guiminer-20121203.exe
Non richiede installazione, basta scompattarlo,
anche in una cartella del desktop ma meglio in c:\programmi e fare un
link al desktop, o sul menu avvio, del file guiminer.exe
Deepbit richiede di registrarsi sul sito
https://deepbit.net/
Avviate GUIMiner, su File, New miner, selezionate
CUDA se avete una scheda video Nvidia, o OpenCl se avete scheda Amd;
su Server selezionate deepbit, inserite email (il nome del worker che
avete assegnato su deepbit) e password, e cliccate su “start
mining”. Andate sul sito deepbit.net/account, alla pagina my
account inserite sopra "Your bitcoin address for receiving
rewards" un vostro indirizzo per ricevere Bitcoin.
Alla voce Extra Flags in Guiminer potete inserire
per massimizzare i risultati,
se avete scheda Ati:
worksize=128 VECTORS FASTLOOP AGGRESSION=10
WORKSIZE=128
con scheda Nvidia:
-aggression=6 -gpugrid=240 -gputhreads=960
Dalle opzioni del worker è possibile scegliere
tra due diversi sistemi di calcolo del premio: Proportional o Pay per
share (Pps). Col primo si verrà pagati per ogni “blocco” in
proporzione alle “Shares” calcolate dal proprio computer, se la
Mining pool, il gruppo in cui si sta minando riesce a calcolare il
blocco in meno tempo della media (la cosiddetta Difficulty) allora
quel giro sarà conveniente rispetto allo scegliere il Pps in cui
ogni Share viene pagata dalla Mining pool a una cifra stabilita;
Deepbit in questa modalità prende il 10%
Eligius è una mining pool che potete usare in
alternativa, non richiede registrazione al sito, su http://eligius.st
potete leggere le faq e la matematica che ci sta dietro, basti sapere
adesso che Eligius, come altri gruppi, come Slush, usa sistemi sempre
più diffusi, che in breve favoriscono quelli che lasciano il
computer a minare tutto il giorno.
In Guiminer su server selezionate Eligius, come
indirizzo inserite un vostro indirizzo Bitcoin, ed è già tutto
pronto per premere start e minare.
La pagina della discussione del programma
GuiMiner, in inglese https://bitcointalk.org/?topic=3878.0
http://bitclockers.com/forums/index.php?topic=8.0
Per scegliere nei dettagli le caratteristiche
delle varie Mining pool, i sistemi di ripartizione e frequenza di
pagamento:
Per scegliere e configurare le schede video,
quale acquistare e quali parametri usare per ottimizzare le
prestazioni:
Ebook
Da: Senza Banche - Bitcoin la moneta di Internet
sabato 23 febbraio 2013
Amazon batte moneta
Annunciata una moneta elettronica per acquistare (nell'App-Shop) prodotti per Kindle Fire su Android. Dal 25 aprile negli Usa gli sviluppatori di applicazioni e giochi verranno pagati anche in Amazon Coin
E' una svolta
epocale. Stiamo parlando di miliardi di dollari l’anno. Apple, per bocca del
suo Ceo Tim Cook, alla conferenza di “Goldman Sachs' Technology and Internet”
del 12 febbraio, fra i numeri di cui ha fatto vanto dell’ultimo bilancio, ha
citato gli 8 miliardi di dollari elargiti nell’ultimo anno agli sviluppatori
delle 800 mila App del suo store. Un miliardo di dollari solo nell’ultimo mese.
Amazon lascia agli sviluppatori il 70 per cento dei guadagni, che ora verranno
parzialmente pagati in Amazon Coin.
"In termini
macroeconomici, - scrive l’Economist - si può pensare a questo programma di
aggressiva espansione monetaria per stimolare l’economia del Kindle Fire.
Spedendo un elicottero a lanciare Amazon Coin ai possessori di Kindle, Amazon
spera di incrementare il consumo di contenuti per Kindle Fire. Non per aumentare
il consumo di per sé, ma perché la maggiore domanda di contenuti che ci si
aspetta dovrebbe stimolare gli investimenti di aziende terze per sviluppare
contenuti Kindle".
Un colpo d’occhio
all’ecosistema – viene chiamato così l’insieme di servizi e prodotti che una
multinazionale hitech offre – Amazon mostra fin dove la multinazionale potrebbe
spingersi senza alcuna fatica.
Qualche esempio? Programmi
come Affiliate (percentuale di guadagni sui prodotti Amazon commercializzati attraverso
il proprio sito), Marketplace (vendere prodotti nuovi o usati, tipo eBay, poggiandosi
sulla logistica di Amazon), TradeIn (prodotti usati venduti ad Amazon stessa in
cambio di buoni acquisto). In futuro Amazon potrebbe persino permettere - ne ha
un brevetto - la vendita di prodotti usati digitali.
Amazon è anche
casa editrice, con Kindle Direct Publishing. Fa parte - dice qualcuno - di un futuro
con meno librai, meno editori e grandi quantità di “scarti”, facilmente
disponibili sul nuovo Kindle.
“Se siete alla ricerca
di una società che racchiude in sé la nausea dell’effimero di questa economia -
prosegue l'Economist - non si potrebbe fare meglio di Amazon. Si tratta di una
società il cui core business iniziale (che ancora vale un terzo del suo
fatturato) è vendere “media” (supporti), cioè proprietà intellettuali (IP),
che, come il denaro e le aziende stesse, non è altro che un’ utile finzione
legale. In un primo momento Amazon ha venduto IP soprattutto spedendo
fisicamente i supporti dove tale IP è ospitato (libri, cd), ma si può sempre
più fare a meno della parte fisica. Il mercato ritiene Amazon incredibilmente
importante, anche se non guadagna praticamente profitti. E Amazon ora vuole
fornire l'IP che vende in parte in cambio di "moneta virtuale", che è
la mimesi più sconcertante di tutte, sia su Amazon o in qualsiasi altro gioco,
mercato, piattaforma, società ... qual è la differenza?”.
Il titolo – fin
troppo significativo – dell'articolo è “Valore e mondo virtuale: Amazon Coin
contro un trilione di dollari”. In effetti, l'Economist ci va giù pesante: Amazon
"è come i conquistadores spagnoli nell'indifesa economia di oggi".
Il Corriere, in
Italia, dopo un articolo scettico si lascia andare nelle ultime righe a un
desolato: “Col successo della nuova moneta i vantaggi sarebbero enormi e si
verrebbe a creare un'economia proprietaria da cui sarebbe difficile uscire e da
cui soprattutto non uscirebbero mai più i dollari immessi.”
Appena un anno fa
il presidente di Google, Eric Schmidt, a una domanda
precisa rispose che la sua compagnia stava per creare una propria moneta, che ne
avevano già coniato il nome – “Google
Bucks” – ma il progetto era stato
momentaneamente accantonato per supposti problemi legali negli Usa.
Siamo alle prime
schermaglie della battaglia o, come dice l’Economist, la guerra è già iniziata?
E intanto, in Germania...
"HEIL AMAZON!"
GRIDO' IL CAMERATA
Pioggia, neve, maltempo. Il bus
ci porta dal dormitorio al centro di smistamento, siamo Bad-Hersfeld,
nell'Assia in Germania; siamo migliaia di persone venute da mezza Europa a
passare dall’unica porticina di un recinto di cancelli. Le guardie, in completo
abito nazista ci sorvegliano, ci perquisiscono ogni giorno in cerca di cibo, e
intimoriscono chi vorrebbe protestare. Non è la Germania nazista negli anni
trenta, ma quella democratica di oggi.
Amazon, la multinazionale del
commercio online, usa le guardie private di una ditta il cui nome fa aperto
riferimento al braccio destro di Hiter (Hess Security). Vestite col marchio
"Thor Steinar", vietato sia dalla lega calcio tedesca che dal
parlamento federale per la sua associazione con i neonazisti (per cui, ironicamente,
Amazon smise di vendere le magliette "Thor Steinar" nel 2009).
Risulta da un’inchiesta della
prima rete tv tedesca Ard, coadiuvata da attivisti e sindacalisti, su una sede
Amazon tedesca. Il clima che vi respira, a parte picchiatori da stadio e
neonazisti doc, è sconfortante. I lavoratori dormono in gruppo in vecchi
alberghi sciistici declassati, guadagnano nove euro lordi (con cui debbono comprare
anche di che sfamarsi) e lavorano di solito nel turno di notte. Alloggi e bagni
sporchi e pericolanti, per letto brande o vecchi divani sfondati
Alcuni di loro,
riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la
lettera di licenziamento. Ogni lavoratore ha un monitor su cui vede in tempo
reale quanto avanti o indietro è rispetto alle proprie consegne e ai colleghi e
può ricevere in ogni momento messaggi dai vertici che lo intimano a velocizzare
il lavoro. Poi ci sono le guardie, di cui abbiamo visto la provenienza.
E dire che il Financial Times, appena l’otto febbraio,
aveva pubblicato un articolo “Amazon spacchettato – il gigante online crea
migliaia di posti di lavoro in Uk. MA perché gli impiegati sono meno che
felici?”...
Link:
Apple paga un miliardo di
dollari nell’ultimo mese agli sviluppatori dell’Appstore
L’Economist su Amazon Coin:
“Valore e mondo virtuale: Amazon Coin contro un trilione di dollari”
Amazon Coin, guide e annunci
ufficiali (in inglese)
Servizio della Tv tedesca Ard
su Amazon e guardie della sicurezza neonaziste
“Amazon spacchettato”
Altre inchieste su Amazon e
lavoro
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