Non
c’è più solo il bitcoin. Anche qualche governo comincia a pensare
che forse la moneta elettronica ha un futuro...
Il
governo canadese sta per lanciare il Royal Canadian Mint, una moneta
elettronica che consente di effettuare pagamenti e scambio di valuta
tra singoli cittadini, più veloce e più economico rispetto ai
privati (carte di credito e Paypal).
Col
MintChip invece di usare bancomat e banconote i canadesi potranno
comprare una microsd per il telefono o una chiavetta usb per il
computer e caricarla con valuta elettronica; i soldi potranno essere
trasferiti a qualsiasi altra scheda del sistema riservatamente e
senza costi.
Non
è il primo esempio – fanno notare gli specialisti di Txchnologist
- di monete elettronica: nel ’66 era uscita la Chipknip in Olanda,
seguita da Proton in Belgio; ma prodotti e gestiti da compagnie
private. Qui invece è direttamente il governo che si fa carico della
moneta elettronica, ancorata al dollaro canadese con cui viene
scambiato alla pari. Pochi giorni prima, lo stesso governo aveva
tolto dalla circolazione il penny, l ‘antica moneta spicciola
canadese.
Hanno
anche indetto un concorso per sviluppare apps e interfacce grafiche
per MintChip. A settembre saranno giudicate da utenti e esperti,
incluso il vicepresidente del ramo pagamenti di Google e - segno dei
tempi - il primo premio di cinquantamila dollari verrà pagato in
oro.
Ma
siamo diventati scandinavi?
Chi
fa più ricerche, su internet, sulla parola “bitcoin”?
Scandinavi, australiani e… italiani, secondo Google Trend.
L’italiano, a maggio, è stata la seconda lingua più usata e le
città più “curiose” (di bitcoin) sono state Milano e Roma.
Africa
e bitcoin
Lo
sviluppatore Rüdiger Koch, consulente di Intersango (trader
londinese) è intevenuto al Mobile Money Africa di Lagos in Nigeria.
Ha spiegato che bitcoin è "un sistema solido di pagamenti a
basso costo per chiunque abbia un telefono con una videocamera."
Ha poi visitato ambasciate di paesi africani a Berlino per introdurre
la nuova moneta ai rispettivi governi.
Economie
in forte crescita come Kenya e Nigeria dipendono in larga misura da
transazioni in contante, specie nelle aree rurali, senza bancomat e
con pochi depositi bancari. Da ciò il successo in Africa dei
pagamenti via cellulare, col sistema keniano M-Pesa che permette agli
utenti di mandare moneta attraverso sms. In questo quadro, Kock
propone pagamenti mobili con bitcoin, ancora più efficaci. Un
sistema decentralizzato come bitcoin può infatti superare i confini
nazionali evitando interruzioni come quelle di M-Pesa a dicembre.
"Pochi
conti in banca, tanti telefonini – osserva Tonny Omwansa
dell'Università di Nairobi, autore di un libro su M-Pesa - Perciò i
pagamenti mobili hanno tanta importanza". Anche se, aggiunge,
c’è il rischio di "dipendenza da un fornitore monopolistico":
che Bitcoin – ribatte Koch – potrebbe appunto scongiurare.
L’argomento viene approfondito su Technology Review, la rivista de
Mit.
Segreto
bancario: a chi serve
Da
un documento dell’Fbi su Bitcoin, rilasciato il 24 aprile, risulta
che l'agenzia federale si preoccupa dei ladri di moneta presso gli
intermediari, e dell’impossessamento di computer in remoto tramite
virus e malware, più che di un preteso anonimato di Bitcoin.
Rispetto
al segreto bancario Bitcoin è infatti molto più trasparente. Prima
della crisi del 2008 in Usa nessun governo aveva tra le sue priorità
gli “stati canaglia" finanziari, i paradisi fiscali, e il
segreto bancario. Adesso, in piena campagna presidenziale americana,
il ministro delle finanze svizzero è diventato il “nemico numero
uno” dei banchieri per essersi arreso alle pressioni di americani,
tedeschi, inglesi (e perfino italiani) impegnati a dare la caccia al
denaro degli evasori fiscali nascosto nelle banche elvetiche. Per la
prima volta il governo svizzero ha messo in discussione il tabù
nazionale, il segreto bancario: e questo ai banchieri non è
piaciuto.
E
Repubblica scoprì il Kindle
Repubblica
scopre l’ebook e balza subito in testa nel Kindle Store, con un
instantbook sulla Lega Nord, scavalcando i bestseller tradizionali,
gli economici di Newton e di altri editori, e tutta una serie di
altri instant (per mesi è stato in testa un libro dall'accattivante
titolo "La terza guerra mondiale, Monti e le banche") e
romanzetti erotici autoprodotti.
Su
Kindle fino a pochissimo tempo fa c’era solo La Stampa (e il
Corriere ma disponibile stranamente solo negli Usa), mentre
Repubblica puntava decisamente sull’iPad di Apple. Adesso a quanto
pare s’è ricreduta.
L'idea
di pagare abbonamenti per ricevere notizie reperibili o aggregabili
facilmente gratis, non ha ottenuto gli effetti che Apple e gli
editori speravano; si era diffusa l'idea che bastava vendere il pdf
già pronto per sentirsi duepuntozero (anche in Usa sono pochi gli
editori di periodici che hanno venduto molto qu queste basi).
I
libri o gli articoli lunghi sono invece adatti alla lettura riposante
degli ebook reader. Su "I Siciliani giovani" a dicembre
parlavamo dello schermo a colori con tecnologia E-ink (“Triton”),
e accennavamo al suo rivale, con in commercio, con tecnologia Mirasol
(che lasciò a bocca aperta coi prototipi oltre un anno fa). Gli
ebook reader sono ottimi anche per fumetti e foto, e guadagnano
terreno rispetto ai più propagandati sistemi targati mela. Adesso
sono venduti in un diffusissimo e tascabile modello da sei pollici, e
in uno da quasi dieci pollici, ideale per testi di studio e pdf A4.
La differenza di prezzo è notevole e lo sarà per almeno tutto
quest'anno (a meno che qualche produttore non voglia movimentare
questo mercato). Prepariamoci quindi a riviste a colori in formato
A5, in tasca e non in borsa. Adesso lo scopre anche Repubblica, ed è
un buon segno.
LINK:
Bitcoin
cerca nuova vita in Africa – Technology Review, Mit – 21 marzo
2012
Il
trend della parola bitcoin su google
Fbi:
il documento su bitcoin è autentico ma non l'abbiamo rilasciato noi
Documento
Fbi su bitcoin – in inglese
Kyobo
Mirasol Color e-Reader
MintChip
la moneta elettronica del governo canadese - in inglese