Il
mondo del crowdfounding, la raccolta di fondi “collettiva” in
rete, comincia a incrociarsi con quello della moneta elettronica. Che
ne verrà fuori?
Btcjam
è un servizio di microcredito attivo da meno di un mese. Con esso è
possibile chiedere bitcoin in prestito e stabilire i tempi di
restituzione. Non è esattamente Kickstarter - il più famoso
servizio di “crowdfunding”, da crowd, folla e funding,
finanziamento - ma qualcosa di complementare, su una piattaforma
monetaria del tutto indipendente.
Il
crowdfunding è stato portato alla notorietà dalla prima campagna
eletorale di Barak Obama, quando una parte delle donazioni (non dalle
corporation venne raccolto fra gli elettori con questo mezzo.
Un
altro esempio illustre è quello francese del Louvre, quando il museo
parigino sviluppò la campagna “Tous Mécénès” (Tutti Mecenati)
per raccogliere fra migliaia di amanti dell'arte i fondi (non pochi)
necessari a rilevare da un collezionista privato Le tre Grazie, il
capolavoro rinascimentale “Le tre grazie” di Cranach.
Btcjam
è tutto questo, e anche ti più. Qui incontri - ad esempio – il
tizio che si è rotto gli occhiali e ha bisogno di acquistarne un
altro paio subito, prima del ventisette, ma non vuole indebitarsi con
una finanziaria; o quello che deve pagare con urgenza bollette,
tassse universitarie, cure mediche. Altri casi di crowdfunding
riguardano invece non tanto l'utente comune quanto quello
“specializzato” e ha bisogno di raccogliere fondi per creare
nuovi servizi (per esempio siti basati sul bitcoin) o macchinari (ad
esempio computer per “minare” bitcoin).
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Del
bitcoin, la moneta su cui si appoggia il Btcjam, sappiamo da tempo
(almeno i nostri lettori) che si tratta di un oggetto elettronico
basata su un sistema di computer che calcola le transazioni e
l’immissione di nuova moneta.
Attorno
a questo ci sono entità piccole e grandi che forniscono una serie
eterogenea di servizi (fra loro, il famigerato Silk Road, una specie
di Ebay accessibile via Tor e che accetta solo pagamenti in bitcoin):
Mt.Gox, il più grande cambiavalute in bitcoin del pianeta, e poi il
trader cinese Btcchina il russo Btc-e, ecc. Molto attivo
Spendbitcoin.com, col quale si può usare la moneta elettronica per
acquistare beni o servizi anche su Amazon.
Il
mondo del bitcoin, da un certo punto di vista, comincia così ad
avvicinarsi a quello del microcredito, il complesso sistema ideato (e
in parte realizzato) dal Nobel Muhammad Yunus: un meccanismo di
piccoli e piccolissimi prestiti destinati ad imprenditori troppo
poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali, e in
grado quindi di rivitalizzare economia altrimenti troppo deboli per
un qualsiasi decollo.
Questo
implica un'indipendenza di fatto dal circuito bancario ufficiale, i
cui interessi non sempre coincidono con quelli dei piccoli
utilizzatori. Un'indipendenza che il bitcoin cerca di raggiungere per
altra via, puntando su una rottura delle dipendenze ancor più a
monte, nel momento stesso dell aformazione della moneta.
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Newsweek
lascia la carta: il fatto che il secondo periodico tradizionalmente
più venduto – dopo Time – negli Stati Uniti abbandoni il
cartaceo e si affidi interamente a smartphone, tablet e computer
forse non c'entra col bitcoin, e forse sì. Mossa disperata perché
il cartaceo non vendeva più? Successo (in termini di utenti paganti)
della versione online? Chissà. Di certo c'è che, fra un anno o due,
una parte di questi accessi verrà pagata in bitcoin, o in altra
moneta analoga, e non in dollari, yen o euro. Questo apre una
prospettiva.
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